martedì, aprile 22, 2008

Il ministro dell'ambiente? Estinto..


Dal photostream di Antonio dell'Elce

Ebbene si, le mie fonti ministeriali mi dicono che dopo un ventennio di gloriosa esistenza, e a differenza dei colleghi tedeschi, inglesi, spagnoli ecc.. il Ministero dell'Ambiente italiano (notizia datami aper sicura al 95%) sarà probabilmente SMEMBRATO in tanti pezzetti -uno per direzione- e le competenze attribuite ad altri ministeri (agricoltura, politiche comunitarie, infrastrutture). Da quando ho appreso questa notizia mi sento profondamente sconfortato, e potete immaginare il perchè. A seguito delle parole pronunciate tempo fa da Alemanno, e dalle "aperture" verso uomini dell'opposizione ripetute recentemente da Berlusconi, mi ero illuso che ci fosse un posto per Ermete Realacci, come "civil servant" prestato dal PD. O almeno, mi ero illuso che arrivasse qualcuno di capacità e conoscenza del settore superiori a Matteoli (volendoci poco..direi..).

Finora al contrario i media hanno prospettato tre scenari:
1) Permanenza in vita e autonomia, con a capo, Michela Vittoria Brambilla (notizia comparsa du EPolis - aaarghhh!!)
2) Accorpamento con il ministero delle infrastrutture, con a capo Altero Matteoli (lo snobbava prima, figuriamoci che farebbe ora stando a mezzo servizio..).
3) Smembramento e conferimento delle competenze alle politiche agricole, alle infrastrutture e alle politiche comunitarie.

Trovo agghiaccianti tutti e tre i casi.
Ma per non fare il disfattista, vi dirò che avrei visto tre uomini di maggioranza che potrebbero fare una rispettabile figura nel ruolo (uno per "area", per par condicio: Franco Frattini, Gianni Alemanno, Matteo Salvini). Peccato che nessuno dei tre ci andrà, visto che Frattini sarà destinato a ruoli ritenuti di maggior prestigio, Alemanno potrebbe diventare sindaco di Roma o prendere il dicastero delle attività produttive, Salvini è solo una "seconda linea" della Lega.

Ma perchè, direte, Berlusconi dovrebbe affidare un ministero dell'Ambiente a una personalità affidabile e competente? Ci sono molti ottimi motivi, e mi auguro che questa volta Berlusconi se ne renda conto.

1) Esistono ancora 51 procedure di infrazione in campo ambientale aperte contro l'italia (il tanto bistrattato Pecoraro Scanio le ha ridotte, rispetto a settembre scorso, di 13 unità), che ci potrebbero costare tanti soldini...

2) Il prossimo quinquennio segnerà l'ingresso delle multe per l'inosservanza degli obiettivi di kyoto. Senza una forte politica di contenimento delle emissioni, un fiume di denaro se ne andrà dalle casse dello stato...

3) Il "federalismo" ambientale ha portato a un totale scollamento delle politiche territoriali, con grosse differenze di attuazione delle leggi e delle direttive nella variegata rappresentanza territoriale della stirpe italica. Serve qualcuno che abbia l'autorità per tirare le fila delle attuazioni di una serie di direttive (a cominciare, per esempio dalla 2000/60/EC) e bacchettare chi non si adegua (lo scopo è sempre quello..evitare le infrazioni).

4) La commissione ha fissato l'obiettivo del 20% di rinnovabili entro il 2020. Occorre irrobustire i meccanismi di incentivazione e sorvegliare che si raggiungano i risultati, altrimenti falliremo miseramente anche questo obiettivo.

Insomma, serve tanto lavoro orchestrato da una personalità capace e autorevole. Se smembrassimo il ministero dell'ambiente non ci sarebbe più nessuno che abbia la responsabilità se le cose vanno male, e non ci sarebbe più nessuno che in consiglio dei ministri alzi la voce per ottenere gli obiettivi.

Vogliamo questo?

mercoledì, aprile 09, 2008

Rubbia: o ADS o niente (bravo!)!


Dal photostream di flokru

Quando ho letto la notizia ho pensato che il giorno dopo sarebbe successo il finimondo. Il 30 Marzo è comparso un articolo su Repubblica.it, attraverso il quale Carlo Rubbia si lanciava quasi "a gamba tesa" dentro il dibattito nucleare prendendo posizione CONTRO la maggior parte delle tecnologie nucleari, eccetto l'affascinante ADS, che (insospettabilmente!) ha conquistato anche me (come avevo scritto tempo fa).
Qui segue un pezzetto dell'intervista:

Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito?
"Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo".

In che cosa consiste?

"Nella possibilità di usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile".
Ebbene si, stava parlando degli ADS, ma visti come alternativa, e non complemento, rispetto al nucleare tradizionale. In più, Rubbia si è lanciato in una considerazione molto importante:
Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia.
Effettivamente, ogni anno in Italia si producono 500 tonnellate di rifiuti radioattivi (alcuni ad alta attività) come residuo di trattamenti ospedalieri o di macchinari industriali. Queste scorie inevitabilmente si sommano a quelle già esistenti stoccate nei vari depositi presenti sul territorio. L'idea di Rubbia quindi è che un ADS servirebbe anche solo per bruciare le scorie che produciamo, e al contempo potrebbe farci intraprendere un percorso orientato a una tipologia di nucleare veramente sostenibile.

L'unico problema è che costruire un ADS non è (ancora) cosa facile, sia per i costi che per i tempi. Prima di tutto 500 milioni di euro sono 1000 miliardi di lire, il che è molto per giustificare un impianto sperimentale, e non sarà facilmente sostenuto da un solo stato. Questo è il motivo per cui l'unico progetto di ADS in avanzato stato di sviluppo, il progetto MYRRHA, è una joint venture di più paesi. Il secondo motivo è che i tempi di realizzazione (data la natura ancora sperimentale della tecnologia) sono molto alti (si parla di inizio dell'operatività nel 2015 e fine della sperimentazione nel 2020. solo allora esisterà un prototipo di ADS da utilizzare su scala europea).

Perciò, considerando la nota lungimiranza del fresco vincitore di elezioni e i comportamenti avuti dalla precedente maggioranza di destra verso Rubbia, dubito che sarà questa la strada intrapresa.
Fino a prova contraria.

mercoledì, aprile 02, 2008

una gita a malagrotta..


Una delle prime "colline" della discarica di Malagrotta, foto scattata (da me) dal piazzale degli uffici

La mattina del 2 aprile sono andato in visita con altri colleghi alla discarica di Malagrotta, il "punto di riferimento" per lo smaltimento dei rifiuti della città di Roma. Definirla discarica è molto riduttivo, perchè con il passare degli anni alla classica "collina di monnezza" si sono aggiunte molte attività accessorie dedicate al recupero (per quanto possibile) di energia, e alla riduzione di materia da stoccare. Il decreto Ronchi (la bellezza di undici anni fa) prevedeva che non potessero più essere autorizzate discariche prive di sistemi di recupero energetico. Per effetto di questo, tutte (o quasi) le discariche si sono quindi dotate di sistemi di captazione e combustione del biogas (ovvero il gas di decomposizione dei residui organici). Ma a Malagrotta l'impresa di gestione ha deciso anche di selezionare una quota di CDR (separandolo dal FOS, la frazione organica, usata per ricoprire la discarica) da bruciare in un gassificatore (qui la spiegazione di come funziona). Dal gassificatore, parte dei gas viene convogliata dentro all'esistente bruciatore di biogas (producendo energia), mentre la frazione contenente metano viene destinata agli automezzi tramite un distributore stradale. Sulla carta il sistema sembra molto efficiente, ed anzi, encomiabile.

Almeno in linea teorica i gassificatori (almeno quelli di ciclo "thermoselect") hanno emissioni molto più contenute rispetto alle migliori tecniche disponibili (le famose BAT dell'IPPC) per gli inceneritori, e soprattutto (cosa da non sottovalutare), parte dell'energia può essere destinata a sostituire l'inquinante benzina dei serbatoi delle autovetture. Infine, poichè il gas metano (come quello liberato dalle discariche) ha un potere climalterante 10 volte superiore all'anidride carbonica, il metano sottratto alla discarica non si libera in atmosfera come CH4, ma dopo la combustione dentro gli autoveicoli, come CO2.
L'impianto di gassificazione si compone di quattro moduli (di cui uno prossimo al collaudo e gli altri tre in costruzione) e dovrebbe essere capace a regime di gassificare 700 ton al giorno di CDR.

Fin qui, siamo alle interessanti descrizioni tecniche. Però, nonostante questo, l'impianto è stato oggetto di numerosi attacchi da parte di giornali, associazioni ambientaliste, partiti politici. Girando per la rete ho trovato un documento molto critico e molto dettagliato sul gassificatore (lo potete scaricare qui), opera di Piergiorgio Rosso, ingegnere, esperto di rifiuti del WWF. Rosso accusa la società di aver utilizzato una tecnologia di gassificazione poco sicura, poco efficiente e sostanzialmente fallimentare dal punto di vista economico (e infatti, l'impianto di karlsrhue sul quale si basa tecnologicamente è stato chiuso poco dopo la sua entrata in funzione). Si tratta della stessa tecnologia (thermoselect) che fa da punto di riferimento per le emissioni nel confronto con i migliori inceneritori.

Mi arrendo, non ho il know-how per rendermi conto di chi dei due sia troppo ottimista o pessimista. Ho notato invece, con perplessità, che il gassificatore è stato collocato in una zona di malagrotta molto vicina ad altri due impianti a rischio di incidente rilevante: una raffineria (in linea d'aria saranno si e no 5-600 metri) e un inceneritore di scorie ospedaliere (a due km circa).

Per ora la chiudo qui, ma ci sono interessanti spunti di riflessione sui rapporti tra filiera del "tal quale" e filiera del riciclo. che approfondiremo un'altra volta...